M . Frasca, Città dei Greci in Sicilia, edizioni distoriaestudisociali, Ragusa, 2017

Un attento e approfondito esame delle testimonianze letterarie e archeologiche riferibili alle città fondate dai Greci lungo la costa orientale della Sicilia, inserito in un contesto ricco di profili diacronici e di ricostruzioni dei tessuti urbanistici ed economici. In particolare, della città natale di Gorgia viene delineato il profilo storico da prima dei greci alla fondazione e all’età romana, l’insediamento urbano e l’architettura domestica, il territorio con le fortificazioni, il porto e le aree sacre, la produzione artigianale e agricola. (pp.90-115) 

“Gli eruditi del XVI-XII secolo identificavano Leontini con la moderna Lentini, che ne ha conservato il nome, attribuendo erroneamente i resti medievali tuttora presenti sul colle Castellaccio alla città greca.    Polibio afferma cha la città si trovava su due colli, occupati da case e templi, con una valle mediana, dove si trovava l’agorà, chiusa alle due estremità da due porte rivolte a sud verso Siracusa e a nord verso i campi coltivati. Sulla scorta della descrizione polibiana, Schubring ubicò la Leontini greca a sud della cittadina moderna, sui colli San Mauro e Metapiccola e nella valle San Mauro, compresa tra i i due colli” (p. 94)





Dalla "Prefazione" di G. Dalmasso:

"Il clichè storiografico che vede nei sofisti dei retori con scarsa moralità, i quali avrebbero minacciato e in qualche modo messo in deriva la maestà luminosa delle verità platoniche, è oggi di certo largamente tramontato. Anche la valorizzazione delle loro opere come apertura di strade nuove, espressive della rinnovata consapevolezza di che cosa significhi <<coscienza>>, in senso sia cosmologico sia politico, mi sembra ancora oggi attuale, ma per altro un vestito troppo stretto per la posta in gioco.



dall'ultima di copertina:

"I sofisti, i << maestri della Grecia>> di cui parla Hegel, sono dei professionisti del linguaggio. Fanno opera politica quando la filosofia vuole fare opera di conoscenza.  ...  Al fondo di questo confronto polemico vi sono due concezioni del logos, l'una opposta all'altra: da un lato l'ontologia, lungo una linea che va da Parmenide a Heidegger, per la quale si tratta di dire ciò che è; dall'altro la logologia, dai sofisti a Lacan, per la quale l'essere non è altro che un effetto del dire. Nell'Atene di Pericle, la prima sofistica sposta il piano del discorso dal fisico al politico, insediandosi a pieno titolo in quella polis che è un prodotto dell'arte logologica del consenso."